Recensioni Reviews
Scheda
Soggetto:
Max Allan Collins, Richard Piers Rayner
Sceneggiatura:
Max Allan Collins, Richard Piers Rayner
Regia:
Sam Mendes
Prodotto da:
20th Century Fox, DreamWorks
Distribuito da:
Cecchi Gori
Edizione italiana:
PumaisDue
Dialoghi italiani:
Fiamma Izzo
Direttore del Doppiaggio:
Fiamma Izzo
Assistente al doppiaggio:
Sabina Montanarella
Fonico di doppiaggio:
Franco Mirra
Fonico di mix:
Franco Coratella
Sonorizzazione:
Fonoroma
Voci:
Tom Hanks:
Fabrizio Pucci
Paul Newman:
Renato Izzo
Tyler Hoechlin:
Flavio Aquilone
Jude Law:
Neesem Onorato
Daniel Craig:
Stefano Benassi
Jennifer Jason Leigh:
Claudia Razzi
Dylan Baker:
Luciano Roffi
Stanley Tucci:
Roberto Draghetti
Doug Spinuzza:
Edoardo Nevola
David Darlow:
Carlo Reali
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dialoghi italiani |
2,5 | |||
direzione del doppiaggio |
2 | |||
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Un film dalla fattura solida, questo di Sam Mendes, ed ennesima gran prova d’attore per Tom Hanks, ma soprattutto per un meraviglioso Paul Newman che ci regala un ritratto di vecchio irlandese che sarà difficile dimenticare.
Il dialogo – salvo alcuni modernismi e qualche costruzione troppo "inglese" – è sufficientemente aderente e riesce a creare la giusta atmosfera, fredda, tagliente e nebbiosa, in cui si muove il film.
Tra le scivolate registrate: "anfitrione" e "lunghi soggiorni": difficile poter credere che McGovern, un incallito contrabbandiere, usi termini così colti. E un verbo fuori posto per John Rooney: "puoi" al posto di "non potevi proteggerlo per sempre".
La direzione è buona e costante, con qualche disattenzione nella scelta delle voci: innanzitutto il piccolo protagonista il quale a tratti non convince del tutto, forse Aquilone ha un timbro meno maturo dell’originale. Renato Izzo invece non riesce a riempire il "carattere" del semidio Newman, non riesce a dargli vita, ed è un gran peccato per il film.
Azzeccato invece Stefano Benassi sul figlio di Connor, sempre che gli si perdoni la frase iniziale "è sempre tutto così fottutamente ridicolo". Bravo e misurato Pucci nel soffocare il dolore, ma bravi e in parte anche tutti gli altri, nelle rispettive pur brevi interpretazioni, compresa la moglie di Sullivan.
Sgradevole infine – va sottolineato – l’operazione risparmio di lasciare in originale il prete che recita il Kyrie in latino con accento inglese, anzi irlandese. O forse è mera disattenzione, ma questo non rende la cosa meno sciatta.
Marnie Bannister
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