Recensioni Reviews
Scheda
Sceneggiatura:
Herbert Golder, Werner Herzog
Regia:
Werner Herzog
Prodotto da:
INDUSTRIAL ENTERTAINMENT, DEFILM PAPER, STREET FILMS
Distribuito da:
One Movie
Edizione italiana:
TECHNICOLOR
Dialoghi italiani:
CONNIE BISMUTO
Direttore del Doppiaggio:
CONNIE BISMUTO
Assistente al doppiaggio:
PATRIZIA BRAMBATTI
Fonico di doppiaggio:
CHRISTIAN MURGIA
Voci:
Michael Shannon:
CHRISTIAN IANSANTE
Chloë Sevigny:
CHIARA COLIZZI
Willem Dafoe:
ENNIO COLTORTI
Udo Kier:
SERGIO DI STEFANO
Michael Peña:
GIANFRANCO MIRANDA
Brad Dourif:
GEROLAMO ALCHIERI
Grace Zabriskie:
DORIANA CHIERICI
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dialoghi italiani |
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direzione del doppiaggio |
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Herzog ripesca un fatto di cronaca (Mark Yavorsky nel ’79 uccise la madre con un’antica sciabola e venne dichiarato incapace di intendere) e ne traccia un parallelo con la tragedia di Sofocle, identificandone la matrice nel dramma dell’odio che non lascia possibilità di scelta. Il matricida Brad, esattamente come Oreste, ha il destino tragicamente segnato e un solo dilemma: come comportarsi di fronte all’evidenza del fato, mentre gli dèi stanno a guardare.
Il parallelo con la tragedia è esplicitato dal continuo rinvio tra la realtà narrativa (non a caso di chiaro stile documentaristico) e la drammatizzazione scenica (le prove dell’Elettra, di cui Brad, attore dilettante – tra parentesi, come il personaggio reale – è il protagonista).
Il tema è alto, il regista è Herzog, il produttore è Lynch, eppure qualcosa non funziona, se sono rimasto – e, meno male per me, non sono l’unico – fortemente perplesso dalla generale arronzatezza del tutto, per niente coinvolto e anche un po’ annoiato.
Di sicuro quel che non funziona è il doppiaggio, a partire dalle interpretazioni (superficiale Iansante su Shannon, troppo immotivatamente dolce Coltorti su Dafoe) e dall’audio, approssimativo e intubato. Ma dove non ci siamo proprio è nei dialoghi, che avrebbero richiesto una maggiore comprensione del film e che invece sembrano proprio scritti a tirar via, mettendo a sinc un po’ di parole, spesso molto a caso. Insomma, Connie Bismuto sembra aver affontato il cimento con la spigliata leggerezza con cui si può sfidare, come dire, un Baywatch.
Senza sorvolare su espressioni come «fuma le Cool come sigarette», «prendi i miei occhiali dalla mia tasca», un «ospedale navale» per «navy hospital», «l’ha spaccata tutta per la prima volta» per descrivere il delitto, non si possono non segnalare i seguenti punti forti: il regista della tragedia messa in scena nel film che spiega (?) la suddetta tragedia alla compagnia: «lasciatemelo dire chiaramente: questi antichi greci non solo erano una massa di filosofi e di esteti che non volevano compromettersi; si immergevano nella realtà delle cose»; il gustoso «Tantalo ardentemente bramoso dell’uva che lo separava di poco dal suo braccio» seguito a breve distanza dall’azzardato etimo «tantalo-tentare-tormentare»; la non-citazione da Guerre stellari «nella palla dell’ombra della morte» (più oscura dell’ombra del lato oscuro) e, per finire, le «eagles in drag», i fenicotteri rosa del protagonista, ridotte a banali e non-significanti «aquile mascherate».
Giovanni Rampazzo
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