Recensioni Reviews
Scheda
Soggetto:
Dean Craig
Sceneggiatura:
Dean Craig
Regia:
Frank Oz
Prodotto da:
SIDNEY KIMMEL ENTERTAINMENT, PARABOLIC PICTURES INC., STABLE WAY ENTERTAINMENT, VIP 1 MEDIENFONDS
Distribuito da:
MIKADO
Edizione italiana:
CDL
Dialoghi italiani:
PAOLO TURCO
Direttore del Doppiaggio:
RODOLFO BIANCHI
Assistente al doppiaggio:
FRANCESCA RIZZITIELLO
Fonico di doppiaggio:
PIETRO PATRIARCA
Fonico di mix:
MIKE BOGGIS
Sonorizzazione:
SOUND ART 23
Voci:
Matthew MacFadyen:
MASSIMO ROSSI
Rupert Graves:
FRANCESCO PRANDO
Andy Nyman:
ORESTE BALDINI
Kris Marshall:
NANNI BALDINI
Daisy Donovan:
LAURA BOCCANERA
Ewen Bremner:
CHRISTIAN IANSANTE
Jane Asher:
LUDOVICA MODUGNO
Peter Dinklage:
GAETANO VARCASIA
Alan Tudyk:
DANILO DE GIROLAMO
Peter Vaughan:
BRUNO ALESSANDRO
Thomas Wheatley:
DARIO PENNE
Peter Egan:
STEFANO DE SANDO
Keeley Hawes:
FRANCESCA FIORENTINI
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dialoghi italiani |
2,5 | |||
direzione del doppiaggio |
2,5 | |||
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Non basta essere inglesi, usare attori inglesi e ambientazioni inglesi per realizzare una commedia inglese che si rispetti. Sempreché si concordi che nel bouquet di ingredienti che porteranno a un sicuro risultato debbano essere previsti il garbo, la misura e l’ironia. O un giusto impianto all’interno della sceneggiatura che porti alle estreme conseguenze i tre ingredienti rendendoli grotteschi e quindi facendo il verso a un certo modo di fare commedia. Forse questo era l’intento che Oz – pur avendo a disposizione un nutrito gruppo di valenti attori – non raggiunge in questo film scontato, scialbo e stiracchiato e che francamente fa ridere ben poco, quindi triste. Le musiche poi sono orrende. Chissà, viene il sospetto che una commedia “inglese” non possa che venir così quando è frutto di una coproduzione con tedeschi e americani, che inevitabilmente contaminano una cultura locale con la loro visione di quella cultura, mandando fuori strada il migliore degli intenti. Anche il doppiaggio, pur pieno di buone intenzioni, risente probabilmente di questo conflitto e Rodolfo Bianchi, pur essendo a mio avviso al momento uno dei migliori direttori sulla piazza, non riesce a farlo decollare, a trovare una strada omogenea che incolli alla perfezione la versione italiana a quella originale e quindi i nostri pur bravi interpreti – tutti ben scelti, tranne forse un De Girolamo che sembra poco avvezzo agli stati allucinatori - si “sentono”, si sente la recitazione. E nel doppiaggio questo è il peggiore dei guai. Ma anche in letteratura il peggior guaio di un traduttore è far “sentire” al lettore la sua versione, specie quando questi si attende un profumo locale che nell’adattamento di Funeral Party – seppur sostenuto da un buon sinc – in parte manca. Troppi «cazzo», «facevamo sesso» e troppi «fottuto» fanno sembrare il film più americano che inglese. «Pipparolo» e «segaiolo» troppo italiano. E per soprammercato qualche scivolata non aiuta. Durante la scena iniziale, quando viene scoperto che è stata portata la bara sbagliata, un necroforo dice: «la portiamo subito», forse sarebbe stato più adeguato: «la cambiamo subito». Un esperto in droghe, specie di LSD, non direbbe mai «lo porterebbe allo sballo», ma «lo manderebbe in paranoia». Quando entra in scena il nano, «Quel tipo vicino al tavolo» confonde, forse «accanto» sarebbe stato più misurato. Infine, Martha che dice: «È incredibile!», non è credibile, sarebbe forse stato meglio: «Non è possibile!». Insomma, data la base di lavoro si poteva fare di peggio, ma anche di meglio.
Giacomo Depero
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