Recensioni Reviews
Scheda
Soggetto:
Jim Jarmusch
Sceneggiatura:
Jim Jarmusch
Regia:
Jim Jarmusch
Prodotto da:
Smokescreen Inc., Asmik Ace, Bim
Distribuito da:
Bim
Edizione italiana:
LaBiBi.it
Dialoghi italiani:
Gianni G. Galassi
Direttore del Doppiaggio:
Gianni G. Galassi
Assistente al doppiaggio:
Flavio Cannella
Fonico di mix:
Riccardo Canino
Voci:
Roberto Benigni:
se stesso
Steven Wright:
Massimo Lodolo
Steve Buscemi:
Luca Dal Fabbro
Joie Lee:
Barbara Pitotti
Cinqué Lee:
Corrado Conforti
Tom Waits:
Ennio Coltorti
Iggy Pop:
Rodolfo Bianchi
Joe Rigano:
Vincenzo Ferro
Vinny Vella:
Paolo Marchese
Renée French:
Paola Majano
Alex Descass:
Claudio De Angelis
Isaach De Bankolé:
Christian Iansante
Cate Blanchett:
Francesca Fiorentini
Jack White:
Francesco Pezzulli
Meg White:
Valentina Mari
Alfred Molina:
Pasquale Anselmo
Steve Coogan:
Francesco Prando
Bill Murray:
Roberto Pedicini
RZA:
Fabrizio Vidale
GZA:
Gaetano Varcasia
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dialoghi italiani |
2,5 | |||
direzione del doppiaggio |
5 | |||
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Coffee and Cigarettes di Jarmusch presenta la maggiore, forse, delle difficoltà di un adattamento cinematografico: la presenza di personaggi noti, con voci ed espressioni verbali particolarmente connotate, che interpretano se stessi sulla scena. Roberto Benigni, Tom Waits, Iggy Pop, Meg e Jack White sono solo alcuni dei personaggi che il dialoghista deve riuscire a "tradurre" perdendo il meno possibile dell'originale.
Il problema principale da risolvere in un film come questo è, quindi, trovare la giusta "voce" non solo da un punto di vista della scelta del doppiatore, ma soprattutto dal punto di vista dell'impronta linguistica da dare all'adattamento italiano per personaggi tanto riconoscibili.
La soluzione più ovvia a questo problema, auspicata da una gran quantità di appassionati del film, in numerosi forum italiani di cinema, è quella di optare per il sottotitolo e quindi non doppiare. Ma come tutte le soluzioni facili dimentica di considerare un fattore importante: seppure è vero che l'adattamento e il doppiaggio in italiano è, come ogni traduzione, un compromesso tra codici linguistici e culturali diversi, in cui necessariamente qualcosa viene perso per guadagnare una maggiore fruibilità dell'opera, il sottotitolo è una riduzione estrema della varietà linguistica dell'originale e, a meno che lo spettatore italiano non padroneggi perfettamente l'americano e le sue varietà, perderebbe assai di più.
Un film come questo rischia di mettere continuamente a repentaglio la suspension of disbelief, la sospensione dell'incredulità , che è alla base della visione di un film doppiato, un "patto implicito" che lo spettatore accetta: vedere un film non in lingua originale. Il dialoghista deve essere particolarmente sensibile ad adattare sul labile confine che divide il "è ovvio che sto guardando l'adattamento in italiano del film, mi va bene, l'accetto" dello spettatore dal "chi ha adattato questo film sta facendo di tutto per mettere in crisi la mia fiducia in lui". Trovare la giusta voce, significa quindi cercare di mantenere questo equilibrio precario e far sì che sebbene si conosca la voce e la personalità linguistica dei personaggi, si accetti senza problemi di vederli parlare con altre voci.
Ci si riesce in questo film? Per mettere in crisi questo "patto di visione" si devono compiere evidenti errori nel sincrono, che sono di solito i più riconoscibili, oppure effettuare una cattiva traduzione, con scelte linguistiche sbagliate, errore che viene di solito subito dallo spettatore, senza che se ne possa render conto - poiché non conosce la versione originale.
Per quanto riguarda il sincrono, non ci sono evidenti errori nell'adattamento di Coffee and Cigarettes. Nel sincrono del primo corto, che vede protagonista Roberto Benigni, che nella versione italiana doppia se stesso, c'è da sottolineare che se da un lato l'attore riesce magistralmente a ricreare l'atmosfera dell'originale (e l'adattamento la sua creatività linguistica), fatta di incomprensioni e ripetizioni, è altrettanto vero che si riesce a notare una sottile e ovvia sfasatura tra il ritmo delle aperture e chiusure dell'inglese e quello dell'italiano, anche se la scelta di far doppiare Benigni da se stesso era inevitabile e non disturba affatto la visione.
Nel resto del film, il sincrono è reso molto bene, soprattutto nel corto "Cugini?" con Steve Coogan e Alfred Molina, con la bella trovata di adattare un semplice apprezzamento sottovoce di Steve Coogan alla fan di nome Katy, che gli chiede l'autografo, con la battuta detta a mezza voce "che ti farei" (giocando con l'assonanza con il nome della ragazza), che si accorda bene con il carattere cinico e snob del personaggio. A compensare questa bella trovata però una brutta traduzione, calco dell'inglese di una battuta di Cate Blanchet che interpreta la cugina che, a proposito del fatto che la suite dell'altra venga usata anche per le interviste, dice: "lo trovo abbastanza cheap" (cheap = economico, qui usato nel senso di "di cattivo gusto"), e poi ripete "comunque è cheap". Visto il non largo uso del termine inglese in italiano, la battuta si poteva allungare un po', aumentando magari la velocità della recitazione e far coincidere, ad esempio, il labiale in primo piano di "cheap" con "chic", cambiando la battuta con "lo trovo poco chic", mantenendo il senso dell'originale.
Un'altra scelta discutibile si ha nell'adattamento del corto "Nessun Problema", nel quale non c'è traccia del forte accento francese dei due protagonisti, che usano addirittura il francese per citare il titolo del corto nella conversazione; "il n'y a pas des problèmes" dice Alex Descass a Isaach de Bankolé, e la battuta è tradotta in un italiano pulito, privo di inflessioni, cancellando del tutto l'impronta linguistica che viene data all'intero sketch originale.
Visto che il film è una successione di corti in cui ogni personaggio e ogni situazione presenta altrettanto diverse varietà linguistiche, non si capisce il perché di una scelta di questo tipo che sarebbe potuta essere facilmente resa in italiano, senza rischiare di appiattire tutto il dialogo, tanto più che, ad esempio, si è mantenuto il tono roco del personaggio di Joe Rigano in "Queste cose ti uccideranno", come si sarebbe potuto fare con l'accento francese.
Per quanto riguarda le voce di Tom Waits e di Iggy Pop, c'è da dire che, contrariamente a quanto si potrebbe pensare sulla possibilità di rendere bene in italiano i dialoghi, l'accuratezza nel riportare lo stile linguistico dell'originale fa sì che non si avverta l'artificio del doppiaggio, come avviene invece negli esempi riportati in precedenza, a dimostrazione che doppiare senza mettere in crisi lo spettatore, anche quando la scena e i protagonisti, per la loro unicità linguistica, non lo rendono facile, si può. Stessa cosa vale per i corti con Meg e Jack White e quello con Bill Murray, RZA e GZA dei Wu Tang Clan, adattati molto bene, sia nel sincrono che nella trasposizione linguistica.
Più che di errori, nell'adattamento italiano di Coffee and Cigarettes, ci sono delle sbavature che si sarebbero potute evitare e che invece in certi momenti emergono, riducendo la varietà e la coloritura dei dialoghi in inglese, ai quali ogni protagonista apporta il suo contributo e offre la sua personalità. Si è optato nell'adattamento ad una continuità linguistica basata sull'italiano standard, senza inflessioni o accenti, a volte riducendo la polisemia del testo originale (vedi ad esempio la cancellazione dell'accento francese o la traduzione calco di cheap) compensato però dalla scelta adeguata delle voci dei doppiatori. Ed è questa tendenza all'omogeneità linguistica che potrebbe insinuare nello spettatore il sospetto che qualcosa sia andato perduto.
Valentina Fenga
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